In sospeso

Mi devo ricordare che il Judo è per me. Non è per i bambini, non è per le mamme, non è per la società, non è per il mondo. Il Judo è proprio per me. Perché sono io quello che deve crescere, perché non sono arrivato da nessuna parte e non ho niente di nobile da insegnare. Perché la posso dare a bere, ma io mi conosco. Mi devo ricordare che le persone che mi hanno chiesto che li facessi parte di quanto ho fatto finora non sono miei clienti. Non devo fidelizzare nessuno e nemmeno fidelizzarmi io a loro. I miei compagni, che siano piccoli o grandi, non sono le mie fonti di reddito e non devono divenirlo. In questo sta la nostra reciproca libertà. Se non ci possiamo vedere per un po' faremo altre cose belle, poi ce le racconteremo. Staremo con le nostre famiglie, conosceremo meglio i vicini, scopriremo altre cose. Mi devo ricordare che la vita è molto bella e a volte la ripetitività di come affronto il Judo la rende più monotona. Mi devo ricordare che se mi rimane solo il Judo, io divento il suo schiavo e poi non saremo più amici. Il mondo è bello e vasto, la luce illumina tanti aspetti dell’esistenza e, nella libertà, forse smetterò proprio di fare Judo o forse tornando a farlo lo troverò diverso e ancora più bello.

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