Di seguito la trascrizione del testo delle due conferenze tenute da Alessio Oltremari il 7 Settembre 2025 nella sala conferenze della azienda Kiku Masamune di Mikage (Kobe) e il giorno 9 Settembre 2025 presso la Flore Artist Gallery di Kobe. Le conferenze erano organizzate dal Sig. Nishizaki Hidemi, Presedente della A.C.G.I. (Associazione Culturale Giapppne Italia). Le conferenze sono state tenute in lingua italiana e con traduzione consecutiva in lingua giapponese a cura di Gianna Giraldi.
Buongiorno, sono molto felice di potervi incontrare per poter parlare insieme a Voi di Kano Jigoro Shihan. Naturalmente non ho niente da insegnarvi sulla figura e sulla storia di questo grande Maestro, però posso raccontarvi qualcosa di come queste possono essere percepite all’estero.
Ringrazio molto di questa opportunità l’azienda Kiku Masamune, ed il Signor Nishizaki Hidemi, Presidente dell’Associazione Culturale tra Giappone Italia ACGI, che si è impegnato molto perché questo evento potesse essere organizzato.
In particolare l’azienda Kiku Masamune è stata fondata proprio dalla famiglia Kano, e per me è un grandissimo onore essere qui.
Tornando al tema del nostro incontro, cosa pensano i praticanti di Judo all’estero di Kano Shihan?
Entrando in quasi tutti i Dojo italiani, europei e in generale del mondo, se si guarda in direzione della Kamiza troveremo una foto di Kano Jigoro Shihan.
Stranamente in Giappone è molto più difficile trovare una foto dello Shihan in un Dojo, ricordo ancora che questo mi stupì molto la prima volta che venni a studiare Judo in Giappone nel 1992.
In quell’occasione passai un mese alla sezione di Judo dell’Università di Waseda.
La maggior parte degli studenti conoscevano a malapena il nome di Kano. Al massimo avevano un’idea superficiale di chi fosse stato e di cosa avesse fatto, per me era una cosa incredibile.
Mi sembrò che l’opera del Maestro fosse iniziata ad essere dimenticata.
Io ero arrivato in Giappone, invece, proprio per conoscere il Judo di Jigoro Kano, il suo contenuto educativo e la sua tradizione.
In Italia e generalmente nel mondo, come dicevo prima, quasi in ogni Dojo c’è una foto dello Shihan e immancabilmente nel momento dello Shomen ni Rei, ci si rivolge a quella foto.
Tuttavia, cosa pensano i praticanti di Judo non giapponesi in quel momento?
Ci sono due tipologie di persone che praticano Judo fuori dal Giappone.
La prima è quella interessata al Judo solo come sport da combattimento, ed è purtroppo quella che nel tempo è divenuta sempre più numerosa. Queste persone del Maestro Kano, dello scopo del Judo, del Judo inteso come Via e della sua tradizione non si interessano per niente. Anche loro parlano di valori legati alla pratica, quali coraggio, tenacia, spirito di sacrificio, correttezza, etc; ma si tratta in qualche modo di parole che servono a dare un po' legittimità culturale a quanto fanno, questo tipo di Judo di fatto è solo uno sport da combattimento, come lo sono ad esempio la lotta o il pugilato.
Visto che siamo in Giappone, potremmo usare il termine Mekki, per dire che si usa una placcatura, una superfice esterna dorata, per nascondere la parte interna che è priva di valore.
La seconda categoria di praticanti di Judo che ci sono fuori dal Giappone invece è quella che prende seriamente in considerazione e a modello ogni parola che Kano Shihan ci ha lasciato. Sono quelli per cui il Judo è solo secondariamente, o per alcuni proprio per niente, uno sport. Questo gruppo di persone vede il Judo come un mezzo per evolversi, per migliorare la propria personalità, per condividere insieme al gruppo di persone con cui pratica il Judo inteso come Via.
Il problema è che in occidente è veramente difficile accedere a quanto Kano Shihan ha scritto, e così è difficile capire a fondo il suo pensiero e indirizzare la pratica del Judo secondo le sue idee.
C’è una narrazione della vita del Maestro molto superficiale, quasi sotto forma leggendaria, e questo non permette di comprenderne la personalità e le idee.
Questo lascia molti spazi vuoti, che vengono spesso riempiti, con le migliori intenzioni, delle convinzioni culturali da cui si proviene.
Ad esempio io sono italiano e il mio paese da duemila anni è influenzato dalla cultura cristiano-cattolica. E’ curioso quindi sentire tanti insegnanti di Judo italiani che, parlando ai propri allievi di importanti principi che Kano Shihan ci ha lasciato, come ad esempio JITAKYOEI, trasformano le parole di Kano Shihan in quelle di San Francesco D’Assisi, cambiando l’idea di Kano che vuole che i praticanti si autorealizzino per essere utili agli altri e alla società, in persone che sacrifichino loro stessi per gli altri.
Naturalmente la seconda è un’idea molto altruistica e nobile, ma non è la stessa cosa.
Immagino come le cose possano modificarsi rispecchiate in varie culture in giro per il mondo, dall’Africa, all’America, all’Oceania.
Per questo credo sia giunto il momento di rivalutare, far conoscere e diffondere il più possibile gli scritti e le opere di Kano.
Il pensiero di Kano si è sviluppato in un determinato periodo storico, in delle condizioni radicalmente diverse da quelle di oggi. Per questo si può anche pensare di fare una analisi critica, non necessariamente aderire ad un’accettazione totale.
In un certo senso le idee di Kano rispetto al Judo e all’educazione, dovremmo essere in grado di adattarle ai tempi odierni in modo da renderle utili e fruibili.
In un certo senso si tratta della stessa cosa che Kano Shihan fece attraverso la formulazione del suo metodo Judo.
Egli tradusse in un linguaggio a lui contemporaneo le esperienze dei KORYU, in modo che la cultura e quanto di positivo vi fosse al loro interno, fosse trasmesso in modo comprensibile e utile alle generazioni future.
Kano Shihan è vissuto nel momento in cui il Giappone si apriva al mondo. Terminato il Sakoku, le idee della cultura occidentale si riversarono in Giappone. Kano Shihan, come tanti altri intellettuali di quel periodo storico, cercavano di rileggere la propria cultura alla luce del nuovo mondo che si apriva loro davanti. Ad esempio la classificazione in termini scientifici delle tecniche di Judo, piuttosto che nella classica forma di Mokuroku, credo vada interpretata sotto questa luce. Lo stesso vale per l’approccio educativo e pedagogico, scelto da Kano, come infine per il suo avvicinamento, seppure molto lento e graduale al concetto di Sport nel Judo.
Ma quale idea di Sport aveva Kano Shihan?
Egli per le sue mansioni governative si trovava, fra i suoi molteplici impegni, a rappresentare il Giappone nel nascente comitato Olimpico. Per questo egli era in costante contatto con il suo fondatore, il Barone De Coubertin. Ma quali erano le idee dello Sport e delle Olimpiadi che De Coubertin promuoveva?
Era l’ideale Olimpico e sportivo odierno?
Era una forma di sport professionistico?
L'ideale dello sport per de Coubertin era quello di utilizzarlo come strumento educativo per migliorare l'individuo e la società. Egli vedeva nello sport un mezzo per promuovere valori come la lealtà, il rispetto, l'amicizia, l'eccellenza e la fiducia in sé stessi. De Coubertin voleva che lo sport contribuisse a formare cittadini migliori e a creare un mondo più pacifico e armonioso.
L'ideale olimpico attuale è cambiato rispetto alla visione originale di De Coubertin, che vedeva lo sport come strumento educativo, di pace e di incontro tra nazioni, focalizzandosi sulla correttezza e sullo sviluppo del carattere.
Oggi l’ideale Olimpico include una componente più ampia, pur mantenendo l'importanza della competizione e della fratellanza, mette l’enfasi su spettacolo, business, esasperazione dei record e globalizzazione.
E’ facile capire come le idee di Kano Jigoro e del barone de Coubertin potessero trovare facilmente una forma di dialogo costruttivo.
-Ma cosa penserebbe oggi Kano Shihan del suo Judo, di quello che ne abbiamo fatto globalizzandolo, facendone sempre di più uno sport da combattimento e abbandonandone progressivamente la sua anima giapponese?
Cosa penserebbe Kano Shihan che scriveva che ciò che nuoce al corpo non è Judo
Cosa penserebbe avendo detto che il Judo inizia dove terminano il desiderio della vittoria e la paura della sconfitta?
Cosa penserebbe vedendo atleti che gesticolano, urlano e saltano sul tatami dopo una vittoria e altri che piangono e si disperano dopo una sconfitta.
Che ne è del FUDOSHIN?
Forse per rendere giustizia al pensiero di Jigoro Kano dobbiamo tornare un po' indietro.
Le Olimpiadi facciano il loro corso, si svolgano i campionati e continui pure il circo mondiale itinerante del Judo. Non si può fermare.
Però credo sia giunta l’ora di riscoprire la cultura alla base delle idee di Kano Jigoro. Il Judo come parte del Budo, non come l’attuale disciplina Olimpica.
Nel mio paese circa il 95% dei praticanti abbandona il Judo entro i 30 anni. Se il Judo è un duro sport da combattimento, piuttosto che una pratica armoniosa e non pericolosa, come si può pretendere che sia diversamente?
Se invece di un randori cooperativo si ricerca la vittoria ad ogni costo, se si stravolge la tecnica e la si rende pericolosa, se si esalta il lato fisico del Judo e si tralascia la ricerca tecnica, come possiamo pretendere che chi va avanti con gli anni continui la sua pratica?
Se il Judo è solo per pochi, tradiamo le parole di Kano Shihan.
Credo che la cultura del Budo, da cui il Judo nasce, e la cultura giapponese in senso lato abbiano tanto da dare all’umanità. Uno dei motivi che spinge tante persone a fare Judo è proprio la ricerca di una Via, attraverso il Judo.
Per esempio il mio paese, l’Italia, ha perso molto della sua cultura originaria. Siamo la terra in cui filosofi, scienziati, artisti, hanno dato tanto all’umanità. Ad esempio hanno fatto questo grandi personaggi come il filosofo romano Marco Aurelio, Leonardo da Vinci, Galileo e tanti altri.
Il nostro paese aveva una sua cultura morale e un suo modo di essere, ma poi, specialmente dopo la seconda guerra mondiale, la nostra cultura si è annebbiata, travolta dalla globalizzazione che ci ha tolto tanto della nostra identità.
Per questo forse anch’io ho cercato in un’altra cultura, nel Judo di Jigoro kano, quello che avevo perso a casa mia, quello che come essere umano sentivo mancarmi.
Ma ora vedo che anche il Judo da Via diviene sempre più sport da combattimento. Lo Shiai diviene gara, il Kata un balletto, la forma tecnica del Judo classico scompare e nella pratica del Judo globalizzato sento allontanarsi il sapore che mi attraeva.
Spero che tanti Judoka assieme, giapponesi e stranieri, abbiano la voglia e la forza di ricercare l’anima giapponese della cultura del Judo e di riscoprirne la tradizione.
In tutti gli anni della mia pratica del Judo e del Tenshin Shoden katori Shinto Ryu ho avuto la fortuna di incontrare molti Maestri della vecchia generazione. Con alcuni di loro sono stato in assiduo contatto per tanti anni, incontrandoli in Giappone e ospitandoli nella mia casa in Italia per lunghi periodi. Tanti di loro sono oramai scomparsi, ma alcuni li incontro anche adesso. Certi erano personaggi molto famosi e altri meno, ma da ognuno di loro ho avuto la fortuna di ricevere non solo l’insegnamento della tecnica, ma soprattutto la trasmissione di una storia, di una cultura e di un senso profondo della pratica, che solo apparentemente è una forma di combattimento rivolta all’esterno, mentre in realtà è una forma di osservazione profonda del proprio sé, tramite la quale inizia la Via che porta alla ricerca del compimento della propria completezza interiore.
Trovo che questo sia una sorta di trasmissione di un testimone fra le generazioni, che fa sì che, come credo volesse Kano Shihan, ogni singolo essere migliorando sé stesso dà un contributo al mondo intero.
Quello che mi preoccupa è che avvenga una interruzione nel passaggio di questo testimone fra le generazioni. Che si interrompa o si corrompa l’informazione che gli anziani passano ai giovani, lasciando che questi si dimentichino che il JUDO è una Via e solo secondariamente uno Sport.
Per questo tengo molto che le parole e il messaggio di Kano Shihan venga preservato e diffuso, non tra gli studiosi e gli accademici, ma fra i giovani praticanti, giapponesi e stranieri.
Questo perché penso che ogni cultura che porta un messaggio antico, che viene da tante profonde e lontane esperienze, sia utile per tutta l’umanità.
In questo senso spero che la cultura giapponese e del Budo in particolare, ritrovi la forza per plasmare la forma che noi diamo al Judo che pratichiamo e che offriamo ai nostri giovani. Questa cultura e il messaggio di Kano Jigoro, possono essere un patrimonio dell’umanità, o svanire nel regno dei ricordi.
Dipende da ciò che faremo tutti assieme.
Vi ringrazio della vostra attenzione